Maometto (Abul-Kasim ibu’Abd-Al-lah, detto Muhammad, il “glorificato, il
lodato”),
nasce il 20 aprile dell’anno 570 d.C.
nella città araba della Mecca, luogo sacro perché vi è la Caaba (o Ka’ba), cioè
il “Cubo”, edificio appunto a forma di cubo, che conserva la “Pietra nera”,
forse un meteorite, che si crede mandato da Dio.
Prima della nascita di Maometto e della sua attività profetica, in Arabia vi era
un Pantheon di culti religiosi,di tipo polidemonistico (patrimonio delle antiche
tribù arabe). Ovvero gli esseri adorati sono abitatori di alcuni luoghi come
alberi, sorgenti o monti, ai quali viene conferito un carattere divino tipico
delle tradizioni pagane. Le maggiori divinità erano chiamate Yaghutti, Yang,
Nasr, Suwa, Wadd, e altri.Apparteneva alla tribù dei Coreisciti, che controllava
il centro mercantile e religioso della Mecca. Maometto, dopo la morte dei genitori, fu
allevato dal nonno e successivamente dallo zio che lo avvia, ancora adolescente,
verso l’attività commerciale carovanica. E’ proprio grazie al suo lavoro che
Maometto viene a contatto con uomini di diverse religioni e con quella che sarà
la sua futura moglie, la ricca vedova Khadigia. Nonostante i molti anni di
differenza (Maometto 25, Khadigia 40), il matrimonio, celebrato nel 595 d.C.,
durerà felicemente per 25 anni. Dopo la morte della moglie , tuttavia, Maometto
sposa nove donne ed ha, oltre a quelli di Khadigia, molti altri figli.
Nonostante ciò Maometto si sentiva insoddisfatto, e spesso trascorreva il suo
tempo in meditazione e in preghiera. Si narra che durante tali momenti di
raccoglimento cominciasse ad avere visioni, che culminarono in una notte del
mese di ramadan del 610 (nono mese dell'anno lunare musulmano), chiamata in
seguito "la notte del destino", durante la quale gli fu annunciata la sua
missione di profeta da parte di una figura più tardi identificata con
l'arcangelo Gabriele.All'inizio Maometto predicava a una cerchia di amici e
parenti, soffermandosi soprattutto sulla giustizia e sul fatto che esistesse un
solo Dio. Maometto spiegava che Dio, attraverso di lui, ricordava agli uomini di
agire rettamente, di non opprimere i propri simili e di essere onesti.
Nel 619, dopo la morte dello zio e della moglie, suoi grandi sostenitori, i suoi
rapporti, già conflittuali, con la comunità della Mecca andarono deteriorandosi.
Tanto che, dopo un primo tentativo di migrazione verso Ta'if, i musulmani, nel
632, compirono la vera e propria migrazione di massa (Egira), trasferendosi
dalla Mecca a Yathrib (divenuta in seguito Medina, ossia la città del Profeta),
dando così inizio all'era islamica.
La città che accolse Maometto e i suoi seguaci aveva una popolazione composta da
arabi e da ebrei. Maometto si dimostrò al di sopra delle parti, ma comprese che
la sorte della sua missione era legata alla riconquista della Mecca. Finalmente,
dopo una serie di scontri, nel 630 Maometto tornò vittorioso nella sua città e
convertì all'Islam i suoi abitanti. Non solo. Invece di vendicarsi dei nemici,
lasciò che anche loro entrassero a far parte della nutrita schiera dei fedeli.
Nel 632, durante quello che sarà ricordato come il "pellegrinaggio dell'Addio",
dichiarò compiuta la sua opera. Lo stesso anno morì, senza lasciare disposizioni
per la sua successione né altri testamenti tranne il Corano, il testo del
messaggio che Dio gli aveva affidato.
L’“Islamismo” è l’insieme di credenze, di leggi, di riti fondati sul Corano,
diffuso da Maometto (Muhammad). Il termine deriva dal verbo “aslama”
(sottomettersi) che vuol dire completa sottomissione, dipendenza, del fedele da
Dio (Allah). La parola “musulmano”, usata normalmente, proviene da “muslim”,
cioè credente, dedito a Dio.
I simboli dell’Islamismo, ancora oggi, sono: un minareto, un fedele
inginocchiato su una stuoia rivolto verso la Mecca, la mezzaluna e la stella,
impresse, queste ultime, su bandiere, cupole di moschee ed anche su
autoambulanze (corrispettivo della croce rossa occidentale).
La mezzaluna e la stella hanno un significato particolare, connesso alle antiche
credenze della cultura araba (non dimentichiamo che l’Islam ha le sue origini
proprio nell’Arabia). A differenza di altre religioni, nelle quali il sole viene
considerato una divinità benevola e maschile, nella religione preislamica questo
assume una posizione secondaria, divinità femminile - dea Sole - , in quanto,
con il suo calore bruciante, paralizza e distrugge le attività rivelandosi
ostile alla vita.
Al contrario, secondo le interpretazioni di molti studiosi, viene riservato un
culto particolare al dio Luna, benevolo e fecondante ed al pianeta Venere,
anch’esso maschile (la stella), che ha la funzione di stella di orientamento
notturno nel periodo delle trasmigrazioni delle greggi nel deserto. In merito
alla diffusione, indubbiamente l’Islam è una delle religioni missionarie più
penetranti, dalle sue origini fino ai giorni nostri: infatti, a meno di un
secolo dalla sua fondazione, si estende già dall’India alla Spagna. Attualmente
i Musulmani costituiscono la seconda comunità religiosa del mondo, dopo il
Cristianesimo: se ne possono contare oltre 800 milioni (numero destinato ad
aumentare), che vivono non solo nei Paesi arabi, ma anche nell’Asia Occidentale
e Meridionale, nell’Africa occidentale ed orientale e nell’America del Nord (i
famosi “musulmani neri”, considerati una forza eversiva).
Non bisogna dimenticare, poi, che in seguito al fenomeno dell’emigrazione dai
Paesi di origine verso l’Europa (è storia dei nostri giorni), anche qui si sono
formate comunità più o meno numerose di musulmani (albanesi, pakistani, curdi,
ecc. sono infatti in massima parte di religione islamica: esempio concreto di
questa situazione è la moschea in provincia di Milano al confine con il comune
di Segrate, che, se pure piccola, è dichiarata monumento nazionale, in quanto è
stata la prima ad essere inaugurata in Italia.
L’Islamismo , come già detto, si basa su un totale “affidamento” o fede
spontanea e radicale verso Allah, nome dato a Dio già dalle popolazioni
preislamiche: Allah è visto come il “solo” (monoteismo: dal greco, un solo dio,
rigidissimo), che si fa conoscere attraverso un messaggio (il Corano) profetico
e rivelato (da Maometto). Nonostante il tempo, il progresso, il contatto con
altre culture, il monoteismo, il profetismo, la rivelazione rimangono i tre
elementi centrali della religione islamica.
L’Islamismo dunque sorge nel VII secolo d.C., in Arabia, dove già esistono culti
a divinità legate alla pastorizia e all’allevamento del bestiame; inoltre
l’ebraismo, il cristianesimo, il manicheismo ed altre sette gnostiche esercitano
una qualche influenza nell’ambiente arabo. Non a caso, infatti, la rapida
accoglienza e diffusione dell’Islamismo anche al di fuori dell’Arabia, sono
dovute proprio al fatto che Maometto ha saputo tener conto e conciliare insieme
elementi di diverse culture e religioni.
Alla morte di Maometto si verificano delle scissioni, causate dal problema della
successione al profeta nella guida religiosa e politica della comunità
musulmana: ”Ummah”. Attualmente la grande maggioranza del popolo islamico è
rappresentato da: Sunniti (quasi il 90%), Sciiti (circa il 9%) e altre sette
(circa l’1%) . I Sunniti sono i musulmani fedeli alla Summah (“la tradizione”):
secondo loro nessuno può succedere a Maometto, in quanto egli è il “sigillo dei
profeti”, con lui termina la rivelazione. Il successore e vicario del profeta,
il “Califfo”, può essere solo custode dell’eredità profetica, può dirigere i
credenti ed amministrare gli affari della comunità secondo il Corano.
Il califfo viene scelto tra i membri maschi della tribù dei quraish (alla quale
apparteneva Maometto), con il consenso della comunità.
Attualmente il califfato come istituzione dinastica non esiste; infatti i
musulmani sembrano d’accordo su questo principio: se i governi nazionali degli
stati islamici osservano la “shari’ah”, cioè la legislazione comunitaria
completa già stabilita, non è necessario l’ufficio sopranazionale del califfato.
Gli Sciiti sono i seguaci della “shì’a”, partito di Alì, cugino e genero di
Maometto: si dividono in ismailiti, imamiti ed in altri gruppi minori. Alì
sarebbe stato istruito dal Profeta, poco prima della morte, sui più profondi
segreti dell’Islam; a sua volta avrebbe trasmesso il suo sapere alla famiglia. I
suoi diretti discendenti sono perciò considerati imàm: “guide” e custodi di
questa sapienza , con un’autorità incontrastabile (La maggioranza degli sciiti è
presente in Iran).
L’islam è una religione sociale, nel senso che si esprime come osservanza di
comportamenti sociali e religiosi accettati dalla collettività. Maometto infatti
ha creato come “legame” del suo popolo “una comune fede in un solo Dio”,
distruggendo quelli che erano antichissimi legami e consuetudini tribali. La
Legge o norma, Shari’ah: sentiero, via, non è altro che la volontà di Dio nella
storia, proclamata per mezzo del Profeta, superiore alla sapienza umana: è
l’insieme dei doveri religiosi, sociali, familiari, politici, personali dei
fedeli e regola anche i rapporti con le altre religioni, che sono tollerate, a
patto che non danneggino l’Islamismo.
IL CORANO
La Legge ha come sue fonti: il Corano, testo fondamentale rivelato da Allah a
Maometto, che contiene i comandamenti di Dio per i fedeli; esso costituisce il
bene più alto di un musulmano, in quanti sarebbe l’ultima rivelazione comunicata
agli uomini, tramite il profeta Maometto. Il Corano (al – qur’an”, libro da
recitare, da leggere), si compone di 114 “sure” (parti o capitoli), formate, a
loro volta, da “versi”. Ogni sura, tranne la 9, si apre con la formula “nel nome
di Allah, il Clemente, il Misericordioso; la prima sura, o sura “aprente”, viene
addirittura sussurrata nell’orecchio ad ogni bambino appena nato. Il Corano è
scritto in arabo e viene insegnato e fatto imparare nelle scuole;
la Summah, che si può identificare con la condotta di Maometto (azioni, silenzi,
detti suoi) e che ha valore di legge, perché ispirata da Dio, per i sunniti; il
Qiyas o deduzione analogica, ossia prescrizioni legali che si deducono dal
Corano e dalla Summah, mediante ragionamenti analogici; l’Igma o consenso degli
esperti, che proprio per la loro scienza possono pronunciare dei giudizi.
I capisaldi dottrinali dell’Islamismo si possono enucleare in pochi temi
fondamentali.
Ci sono inoltre la fede in Allah, Dio uno ed unico, creatore di tutte le cose e
Signore del mondo, sostegno, guida, distruttore, restauratore, conservatore di
tutto, giudice supremo nel giorno del giudizio. In rapporto al genere umano
Allah è il Misericordioso, Compassionale, Clemente, e così via: sono 99,
infatti, i “bei nomi di Dio” che i fedeli ripetono a memoria e che costituiscono
i 99 grani di un rosario; la completa sottomissione (Islam) del credente ad
Allah, che agisce sempre liberamente e retribuisce gli uomini con il Paradiso o
l’Inferno. L’essere umano è pienamente consapevole del suo stato di assoluta
subordinazione, dipendenza e nullità nei confronti del Signore; la credenza nel
Paradiso e nell’Inferno, descritti nel Corano con termini molto vivaci e
materialistici, per illustrare in modo efficace il premio o la punizione che
toccherà ai giusti ed ai peccatori (il Paradiso luogo di delizie, fanciulle
vergini sottili e profumate, fiume dell’abbondanza, liquore limpidissimo;
l’Inferno luogo di tormento del corpo e dell’anima, fuoco eterno); la credenza
negli angeli e nei demoni: i primi sono “messaggeri”, creature obbedienti e
sottomesse ad Allah, inferiori agli uomini, ma “guardiani” del genere umano (i
più noti sono Gibraili, Gabriele, che ha “deposto” il Corano nel cuore di
Maometto; Mikail, Michele; Israfil, Serafino, che suonerà le trombe nel giorno
del giudizio; Izra’, l’angelo della morte, che prende in cura le anime dei
profeti). I demoni sono invece presenze spirituali, che interferiscono nella
vita quotidiana dell’uomo con proposte ingannatrici, controbilanciate, però
dall’angelo custode, vicino ad ogni creatura.
I demoni sono sessuati: maschi e femmine; la fede nell’immortalità dell’anima:
secondo il Corano l’anima comanda al male; rimprovera chi ha compiuto il male; è
tranquilla; la credenza nella risurrezione e nel giudizio finale: la
risurrezione è conseguenza diretta della creazione ed è segno della potenza di
Allah, il quale esercita funzione e potere di giudice giusto; la fede nei
profeti: la serie dei profeti inizia con Adamo, prosegue fino a Gesù e termina
con Maometto, suggello dei profeti.
La Torah ebraica costituisce una fonte del Corano, così come Maometto conosce i
Salmi ed il Vangelo di Gesù: storie bibliche, infatti, sono recepite e
rielaborate nel patrimonio religioso islamico. Gesù è il Messia, è il messaggero
e possessore del Vangelo, è lo spirito che viene da Allah; per di più egli ha il
potere di guarire gli ammalati e di risuscitare i morti. Maria, sua madre è
citata spesso nel Corano e gode di grande considerazione. Nell’Islamismo non ci
sono dogmi né sacramenti; la legge islamica si estende in tutti i campi: dalle
modalità della preghiera alle azioni più normali della vita quotidiana.
Esaminiamo ora i cosiddetti “Cinque pilastri” di questa religione, che rivestono
grandissima importanza e che ogni buon musulmano è tenuto ad osservare: la
professione di fede o “shahada”: “non vi è Dio oltre Dio; Maometto è il Profeta
di Dio”. Tale affermazione esprime pienamente il principio dell’unicità di
Allah, il monoteismo assoluto, che esclude l’esistenza di altri dei; per questo
si può combattere per l’Islam e morire nella Guerra Santa;
la preghiera canonica o “salat”, ossia un insieme di gesti rituali, movimenti e
posizioni del corpo, accompagnati da formule religiose, ripetuti cinque volte al
giorno, in direzione della Mecca, e preceduti da una purificazione simbolica (si
lavano le mani e le braccia fino al gomito, i piedi fino al malleolo, si
sciacqua la bocca e si bagna la testa). Tutto ciò viene eseguito, di norma,
nella moschea, in particolare al venerdì a mezzogiorno (il venerdì è il giorno
festivo per i musulmani). Nel caso in cui non sia possibile trovarsi in una
moschea, il rituale della preghiera viene comunque rispettato ed eseguito, a
corpo scoperto ed a piedi scalzi, su un tappeto od una stuoia, che serve a
delimitare lo spazio sacro e sempre in direzione della Mecca;
il digiuno nel mese del Ramadan (Ramadan è il nome del nono mese del calendario
musulmano che non ha cadenza fissa): è l’unico mese citato esplicitamente nel
Corano e la notte tra il 26 ed il 27 è molto importante per i musulmani, in
quanto è la ricorrenza di quella “notte sacra” in cui il Corano viene “calato”
nel cuore di Maometto; il digiuno ed anche l’astinenza sessuale vanno rispettati
dall’alba al tramonto, in modo molto scrupoloso.
L’elemosina o Zakat è la beneficenza prescritta dal Corano. Tale elemosina, con
il passar del tempo, si è trasformata in realtà in un’imposta: infatti oggi è
usata per attenuare il dislivello tra più ricchi e più poveri ed anche a
giustificarsi e purificarsi davanti a Dio; il pellegrinaggio alla Mecca o “hagg”
deve essere compiuto almeno una volta nella vita, da ogni musulmano maggiorenne,
senza distinzione di sesso. Il fatto che i credenti di ogni parte del mondo;
appartenenti a strati sociali diversi si ritrovino tutti insieme nella città
santa, non fa che rafforzare il loro spirito comunitario, rendendoli ancora più
coscienti ed orgogliosi dell’unità della “ummah” islamica: quest’ultima,
infatti, rappresenta quasi un enorme “grembo materno” che annulla qualunque
differenza di Paese, di razza, di etnia. Anche al pellegrinaggio, poi, sono
legati cerimonie e riti vari.
Oltre ai cinque pilastri vi sono osservanze, obbligazioni culturali rilevanti
dal punto di vista religioso, come, ad esempio, i riti della nascita, della
circoncisione; l’astensione dalla carne di maiale; il rito matrimoniale (il
diritto concede al fedele libero quattro mogli ed un numero illimitato di
concubine, ma in realtà le condizioni economiche costringono la maggioranza dei
musulmani alla monogamia) e infine i riti funebri.
Luogo di culto per i musulmani, come già detto, è la moschea: questo tipo di
edificio, all’inizio, non è altro che la riproduzione, sebbene in scala più
vasta, della casa araba con cortile abitata da Maometto. In seguito si
aggiungono elementi architettonici quali colonne o pilastri, oppure addirittura
vengono trasformate in moschee chiese a cupola bizantine od altri edifici sacri
già esistenti, luoghi di culto di altre religioni. Uno o più minareti
caratterizzano la moschea: dall’altro di tale torre alta e slanciata il
“muezzin” chiama i fedeli alla preghiera. All’interno dell’edificio elementi
architettonici di spicco sono: la nicchia che indica la direzione della Mecca;
una specie di pulpito, raggiungibile mediante una scala stretta e ripida; un
tipo di podio cui si accede grazie ad una gradinata; infine esiste anche un
leggio per le recitazioni del Corano. I pavimenti delle moschee sono interamente
coperti di tappeti (il fedele entra scalzo nella moschea).Questi luoghi di culto
sono ornati da motivi geometrici arabeschi e raramente da piante ed animali
stilizzati; sono privilegiati i caratteri della scrittura, mentre è vietata la
rappresentazione della divinità. Esempi di moschee particolarmente belle si
trovano a Gerusalemme (moschea di Omar), a Istanbul, a damasco, al Cairo, a
Samarcanda. Un cenno, da ultimo, al Neoislam, inteso come forza
politico-religiosa diffusa in settori sempre più ampi del mondo islamico.
Attualmente si possono distinguere quattro principali correnti d’opinione nei
rapporti stato-religione. La prima, definita “fondamentalismo islamico”,
propugna un ideale ritorno alle origini, realizzando l’unione stretta tra
religione ed organizzazione statale. I fondamentalisti rifiutano dunque le idee
ed il modo di vivere del mondo occidentale (Pakistan, Iran). La seconda è
costituita da quei musulmani “secolaristi”, che sostengono una forma laica di
stato (Iraq, Siria, Egitto, Turchia). Alla terza corrente appartengono i
cosiddetti “tradizionalisti” che, pur osservanti dell’antico spirito della
religione islamica anche nella vita pubblica, in politica estera non assumono
atteggiamenti negativi verso il mondo occidentale (Arabia Saudita, Stati del
Golfo): La quarta corrente è rappresentata dai “liberali”, che propugnano la
religione musulmana, ma non accettano una visione integralista dello stato.
Tratto da
MARYDA PALMA
Ringrazio per l'articolo
FRANCO GIANOLA, direttore di
storia in network