Il continente India di
Antonello Sacchetti
Un Paese immenso
L'India ha oltre un miliardo di abitanti distribuiti su una superficie di poco
inferiore a quella dell'Europa. La lingua nazionale è l'hindu, ma ce ne sono
altre 17 (Assamese, Bengali, Gujarati, Kannada, Kashmiri, Konkani, Malayalam,
Manipuri, Marathi, Nepali, Oriya, Punjabi, Sanscrito, Sindhi, Tamil, Telugu,
Urdu) ufficiali, più l'Inglese. L'82 per cento della popolazione è Induista. I
musulmani rappresentano il 12 per cento, i cristiani il 2,5 per cento, i sikh il
2 per cento.
La più grande democrazia del mondo
L'India è uno Stato federale. E' la più grande democrazia rappresentativa del
pianeta.
La storia
La lotta di Gandhi
Dopo la Prima Guerra Mondiale Mohandas K. Gandhi, un riformatore sociale e
religioso di fede induista, conosciuto tra i suoi seguaci con il nome di Mahatma
(in sanscrito "grande anima"), invita il popolo indiano a rispondere alla
repressione britannica con la resistenza passiva (Satyagraha). Il movimento di
disobbedienza civile dura oltre vent'anni. Nel 1930 la Gran Bretagna è costretta
a riconoscere all'India lo status di dominion (colonia con diritto di
autogoverno), ma il movimento di Gandhi non si arresta e punta all'indipendenza
totale. Negli anni Quaranta l'ostacolo principale all'indipendenza è costituito
dai contrasti tra musulmani e indù. Gandhi cerca di conciliare le parti con una
serie di digiuni. Viene ucciso il 30 gennaio 1948 da un nazionalista indù.
L'India
L'Indian Independence Act (Legge per l'indipendenza indiana) entra in vigore il
15 agosto 1947. L'Unione Indiana e il Pakistan sono istituiti come stati
indipendenti all'interno del Commonwealth, con il diritto di recedere da esso.
Il governo indiano sceglie di rimanerne membro. Dopo il passaggio di poteri,
l'assemblea costituente indiana conferì il potere esecutivo a un consiglio di
ministri, con Jawaharlal Nehru (il più stretto collaboratore di Gandhi) primo
ministro. L'Assemblea costituente indiana approva una Costituzione repubblicana
per l'Unione il 26 novembre 1949.
India non allineata
Il governo Nehru sostiene una posizione di non allineamento negli affari
internazionali. La determinazione dell'India a conservare un'equidistanza tra
Usa e Urss diventa evidente in seguito allo scoppio della guerra di Corea nel
giugno del 1950. Il governo indiano, pur approvando la risoluzione del Consiglio
di Sicurezza dell'Onu con la quale si invocavano sanzioni militari contro la
Corea del Nord, non partecipa con l'invio di contingenti armati all'azione dell'Onu.
L'ascesa del Partito del Congresso
Nel febbraio 1952 si svolgono le prime elezioni generali basate sul suffragio
universale. Il Congresso nazionale indiano, il partito di Gandhi al potere,
risulta vincente nella maggioranza degli stati membri. E' l'inizio di
un'egemonia che durerà fino al 1989.
La conferenza di Bandung
Nell'aprile del 1955, nella conferenza di Bandung, molti capi di stato africani
e asiatici, tra i quali Nehru, firmano una dichiarazione di condanna
dell'oppressione coloniale e per la pace e la cooperazione tra i popoli. La
conferenza è considerata il manifesto dei non allineati. Vedi FATTO Grandi
Incontri.
L'età di Indira Gandhi
Il 27 marzo del 1964 Nehru muore. Gli succedette Lal Bahadur Shastri, ex
ministro degli Interni. Nel 1966, alla morte di Shastri, Indira Gandhi, la
figlia di Nehru, assume la guida del governo. Nel 1969 il nuovo primo ministro
consegue un'importante vittoria sull'ala conservatrice del Partito del
Congresso, quando l'ex vicepresidente Varahagiri Venkata Giri, candidato della
premier, sconfigge alle elezioni presidenziali il candidato ufficiale del
Congresso. Avviene una scissione: da un lato il Vecchio Congresso, formato
dall'ala conservatrice, dall'altro il Nuovo Congresso, diretto da Indira Gandhi,
che consegue una vittoria eclatante alle elezioni del 1971, l'anno del conflitto
indo-pakistano.
1971: nasce il Bangladesh
L'India appoggia la secessione del Pakistan orientale e riconosce la nuova
nazione del Bangladesh.
La corsa al nucleare
Il 18 maggio 1974 l'India compie il primo esperimento nucleare.
La mano dura di Indira
Nel giugno del 1975, accusata di brogli elettorali relativi alle elezioni del
1971 e privata del diritto di voto nel Parlamento, la Gandhi decreta lo stato
d'emergenza e mette in atto severe misure di repressione delle opposizioni.
1977-1980: Caduta e ritorno diIndira
Nelle elezioni del 1977 la Gandhi perse il proprio seggio in Parlamento e, per
la prima volta dal 1952, il Partito del Congresso non riesce a conquistare la
maggioranza. Il Partito Janata, una coalizione di opposizione, conquista circa
la metà dei seggi. Morarji R. Desai, il nuovo primo ministro, revoca le misure
d'emergenza introdotte dal governo Gandhi. Indira Gandhi continua a esercitare
una forte influenza nella politica indiana e presto un suo nuovo partito, il
Congresso-I (cioè Congresso-Indira), vince le elezioni nelle regioni del sud e
nel Maharashtra. Nel gennaio 1979, dopo essere stato al potere per oltre due
anni, il governo Janata perde la maggioranza parlamentare e Desai dà le
dimissioni. Le elezioni del 1980 vedono l'ampia vittoria del partito di Indira
Gandhi, che torna a rivestire la carica di primo ministro.
La morte di Indira
Nei primi anni Ottanta si scatena il movimento indipendentista dei sikh del
Punjab. Dopo diversi incidenti terroristici, nel 1983 la Gandhi pone il Punjab
sotto il diretto governo del presidente, attribuendo alle forze di polizia
poteri straordinari. Il 2 giugno 1984, il Tempio d'Oro di Amritsar, il centro
della resistenza sikh, è occupato da militari nel corso di una controversa
operazione, in cui vengono uccisi centinaia di sikh. Il 31 ottobre Indira Gandhi
è uccisa da un sikh della sua guardia del corpo. Nei tumulti che seguono, almeno
mille sikh sono linciati dalla folla. Rajiv Gandhi prende il posto di primo
ministro poche ore dopo la morte della madre.
Gli anni di Rajiv Gandhi
Riaffermata la sua leadership nelle elezioni parlamentari del dicembre 1984,
Rajiv Gandhi risponde alle agitazioni dei sikh accordando l'espansione dei
confini del Punjab. All'inizio del 1987 forze armate indiane sono inviate in
aiuto allo Sri Lanka per reprimere una ribellione della guerriglia tamil.
Il Congresso sconfitto
Accuse di corruzione e cattiva conduzione del partito, oltre all'incapacità di
Gandhi di affrontare efficacemente le richieste di autonomia nel Punjab e nel
Kashmir, indeboliscono il Congresso-I, che alle elezioni del novembre 1989 perde
la maggioranza parlamentare. Primo ministro diventa Vishwanath Pratap Singh,
leader del Partito Janata Dal, alla guida di una coalizione di partiti legati
dalla comune avversione a Gandhi.
Rajiv muore
Nel 1990, una divisione interna al partito di Singh porta alla caduta del
governo, ormai minoritario. Gli succede Chandra Sekhar, il cui governo dà le
dimissioni nel marzo del 1991, aprendo la strada a nuove elezioni. Durante la
campagna elettorale, Rajiv Gandhi è ucciso da un terrorista tamil. Il
Congresso-I vince le elezioni e l'ex ministro degli Esteri e sostenitore di
Gandhi, Narasimha Rao, diventa primo ministro, alla guida di un governo di
minoranza.
Ancora tensioni
Rao, convinto dell'urgenza di un cambiamento, cerca di avviare subito delle
riforme, sia nel settore economico che in quello politico. Ancora una volta,
però, esplode la rivalità religiosa tra indù e musulmani. Nel gennaio 1993, in
seguito alla distruzione della moschea Babri Masjid di Ayodhya, nell'Uttar
Pradesh, per opera di estremisti indù, scoppiano scontri che provocano circa
3000 vittime.
1994: vince il nazionalismo indù
Nel maggio 1996 le urne decretano la sconfitta del Congresso-I del premier Rao e
l'affermazione di partiti regionali. Dopo un tentativo fallito di costituire un
governo da parte del Bharatiya Janata Party (BJP) - il partito nazionalista indù
- nel mese seguente si forma un governo guidato da Deve Gowda, leader del Janata
Dal e della coalizione cosiddetta del "Terzo Fronte", con il sostegno del
Congresso-I. La vittoria dei nazionalisti indù suscita tuttavia lo sconcerto tra
le minoranze musulmana, cristiana e sikh, che temono l'estendersi dell'ideologia
fondamentalista indù sostenuta dal BJP.
Ecco Sonia Gandhi
Nel marzo del 1997 il Congresso-I ritira l'appoggio al governo di Deve Godwa,
che è sostituito alla guida della coalizione da Inder Kumar Gujral, ministro
degli Esteri del governo uscente. Contemporaneamente la vedova di Rajiv Gandhi,
Sonia, aderisce al Congresso-I.
1998: Vince Vajpayee
Nelle elezioni del 4 marzo 1998 la coalizione guidata dal Bjp conquista la
maggioranza. Il nuovo governo è guidato da Atal Bihari Vajpayee.
Ultimi sviluppi
Il Bjp è costretto alle dimissioni dopo meno di un anno. Ma nelle elezioni
svoltesi tra settembre e ottobre 1999 riconquista la maggioranza relativa dei
seggi e Vajpayee ricostituisce il governo di coalizione con più di venti partiti
che formano l'Alleanza democratica nazionale. Oltre alla grave instabilità
politica, l'India è alle prese con una profonda crisi economica che si trascina
da anni. Sebbene il paese nel 1997-98 sia stato solo sfiorato dalla crisi dei
mercati finanziari asiatici, le sue esportazioni hanno in seguito subito una
forte contrazione che si è scaricata soprattutto sui settori industriale ed
estrattivo.
L ' INDIA I problemi del Paese di Sergio
Salvetti
I problemi dell'Unione Indiana sono legati fondamentalmente ai quattro aspetti
seguenti:
I. Economia. Nonostante gli sforzi finora effettuati, l'agricoltura e
l'industria non sono cresciute secondo i tassi di sviluppo programmati dal
governo. Malgrado le sue risorse, l'India resta un paese sorprendentemente poco
sviluppato.
2. Urbanesimo. Questo è il paese dove la popolazione delle città aumenta ai
ritmi più rapidi del mondo e dove soprattutto la povertà urbana mostra gli
aspetti più tremendi. Un esempio: a Calcutta più di 3 milioni di persone vivono
in precarie baracche e oltre 250.000, la sera, non hanno un tetto sotto cui
dormire.
3. Rapporti fra gli stati dell'Unione e il potere centrale. Sono difficili per
le forti tendenze nazionaliste e autonomiste delle repubbliche federate. Non
sempre il governo centrale riesce a fare attuare tutte le sue scelte.
4. Relazioni con i paesi vicini. Sono anch'esse difficili. L'Unione Indiana si
considera la maggior potenza nell'Asia meridionale; inoltre ha ritenuto di
essere, almeno fino a un recente passato, il paese- guida fra i cosiddetti non
allineati (= pae- si non associati al blocco sovietico e nemmeno a quello
statunitense), e questo l'ha spinta a ingenti investimenti nel campo militare.
Sul piano della diplomazia, i rapporti più complicati sono quelli con il
Pakistan, stato musulmano al tempo stesso " fratello e rivale ", poiché come
l'India si è formato a seguito della fine del dominio britannico nell'Asia
centromeridionale. Non più facili sono i rapporti con la Cina, alla quale
l'India contende alcuni territori sulla frontiera himalayana.
Insieme, non a caso, a uno dei più elevati tassi di analfabetismo al mondo,
l'India ha il maggior numero assoluto di lavoratori fra i 4 e i 14 anni. Il
governo dice 17 milioni, ma per Swami Agnivesh del Fronte per la liberazione dal
lavoro schiavistico, alla fine del 1994 erano circa 60. La Costituzione
proibisce l'impiego di bambini sotto i 14 anni in aziende, miniere, o per lavori
pericolosi e fissa l'istruzione obbligatoria fino ai 14 anni.. Ma la scarsità di
mezzi, la polverizzazione delle unità produttive informali e la corruzione
ostacolano i controlli. L'Asian Labour Monitor ha calcolato che i bambini,
appartenenti in genere a famiglie di rurali senzaterra, producono circa un
quinto del prodotto interno lordo indiano in agricoltura, miniere. cave,
fornaci, concerie, fabbriche tessili, seterie, tappeti, laboratori di
fiammiferi. sigarette e fuochi d'artificio, vetrerie e nel gigantesco settore
informale urbano, con la raccolta dei rifiuti, il trasporto di pesi e il piccolo
commercio.
Miniere, cave, vetrerie e fornaci: ad esempio la cava di Faridabad dove lo
spaccapietre di 10 anni, spesso schiavo per debiti, rischia di diventare cieco
per la polvere e il riverbero.
The: in India queste piantagioni incorporano lavoro minorile in quantità,
arrivando talvolta al 70% della manodopera. Orari enormi, paghe minime. Ciò
consente i profitti altissimi delle multinazionali del the e delle loro
associate locali.
Concerie: condizioni di lavoro disastrose, si utilizzano molti prodotti chimici.
I bambini continuano a lavorare a mani e piedi nudi.
Abiti, seta, scarpe: sono i prodotti di bassa tecnologia e di largo consumo
quelli con la cui produzione ed esportazione l'India ha tentato di dare la
scalata dello sviluppo industriale. Di mezzo ci sono le multinazionali che, in
genere, appaltano il lavoro a ditte locali, le quali a loro volta lo
subappaltano a ditte più piccole. In questo giro si annida il lavoro dei
bambini.
Tappeti: un milione di bambini tessono tappeti su decine di migliaia di telai
sparsi fra il Pakistan, l'India e il Nepal. I bambini sono preferiti agli adulti
non solo per le piccole dita, molto adatte al lavoro, ma anche perché gli adulti
non sono disposti a farsi sfruttare così duramente.
Schiavi per debiti: In India (ma anche in Pakistan, Brasile, Perù) una famiglia
povera che si indebita rischia molto: prende un prestito da un usuraio e si
ritrova a lavorare finché non ha ripagato il debito. Ma gli interessi sono
troppo alti e la condizione di schiavitù si tramanda di padre in figlio nei
lavori agricoli, nelle cave, nelle fornaci e nelle miniere, nelle vetrerie.
Almeno 5 milioni sarebbero anche schiavi, forzati cioè a non lasciare il posto
di lavoro e non pagati, per debiti contratti dalle famiglie oppure perché ai
genitori è stato pagato un anticipo sul loro lavoro. La Corte Suprema indiana
considera ormai schiavistico tutto il lavoro dei bambini, non solo perché sono
impossibilitati a scegliere, ma perché non percepiscono il salario minimo
stabilito per legge. L'India è anche accusata, come altri paesi, di praticare
nelle sue produzioni per l'esportazione una concorrenza sleale basata sullo
sfruttamento.
Nel Terzo Mondo i bambini sono una ricchezza anche economica: Da uno studio
dell'Unicef si evidenzia, ad esempio, in che modo i bambini di un villaggio
indonesiano rappresentino una fonte di reddito per le loro famiglie fin dall'età
di 6 anni.
A 6 anni curano i bimbi più piccoli, a 8 accudiscono il bestiame, a 9 tolgono le
sterpaglie, a 10 coltivano il riso, a 11 lo trapiantano, a 12 lavorano sotto
padrone.
Un segnale positivo è giunto dalla comunità internazionale: il 17 giugno 1999
l'ILO ha approvato la Convenzione per la proibizione del lavoro minorile, contro
le forme più dannose di sfruttamento dei minori. La Convenzione sottolinea che
il lavoro priva il bambino dell'accesso all'istruzione e invoca speciali
protezioni sociali per i minori. Essa esorta i governi di tutto il mondo a
intraprendere azioni immediate per l'eliminazione del lavoro minorile e a
promuovere l'applicazione della Convenzione.
Ma dalle carte bisognerà passare ai fatti. E non è così semplice.