Il nuovo segretario del PCC Hu Jintao

PCC: Partito comunista capitalista                   
di Pino Buongiorno
14/11/2002 
Tutto lascia pensare che la linea del nuovo segretario Hu Jintao sarà ispirata alla massima continuità politica. Ma il gigante cinese proseguirà ugualmente sulla strada delle riforme economiche

HONG KONG - Dall'alba di giovedì 14 novembre, ora italiana, il pomeriggio a Pechino, è ufficiale il cambio della guardia in Cina. Al termine dei cinque giorni di maratona del 16° congresso del partito comunista cinese, è stato confermato, dopo otto mesi di speculazioni e notizie non sempre attendibili, che il presidente Jiang Zemin abbandona la carica di segretario generale del partito. Per quanto riguarda invece il ruolo di presidente della Cina, bisognerà aspettare il prossimo mese di marzo, quando sarà convocato il parlamento: anche in quel caso non ci saranno sorprese e Zemin si farà da parte mantenendo solo la carica di presidente della commissione militare (in pratica avrà pur sempre il controllo delle forze armate). Escono di scena anche i personaggi più importanti della nomenklatura cinese, che hanno garantito la transizione dopo la morte di Deng: vale a dire, il numero 2 del partito, Li Peng (attuale presidente del parlamento) e il premier Zhu Rongji. Al posto di Zemin sarà nominato domani, venerdì, segretario generale del Pcc l'attuale vice presidente Hu Jintao, 59 anni, che diventerà anche formalmente il numero uno della Cina nel prossimo marzo. Nessun colpo di scena finale.

                                        LA TEORIA DELLE TRE RAPPRESENTANZE
Tutta la sceneggiatura di questo congresso è stata scritta nei mesi scorsi, approvata durante le vacanze estive e vidimata dai 300 delegati accorsi a Pechino da tutte le regioni. Il passaggio del bastone dalla generazione dei 70enni a quella dei 50enni e dei 60enni avviene nel modo più pacifico possibile a differenza di quello che accadde al momento della successione a Mao. Il Congresso ha sancito formalmente l'entrata di Jiang Zemin nel Pantheon dei padri della patria cinesi accanto allo stesso Mao e a Deng. I delegati hanno votato all'unanimità a favore di un emendamento che inserisce la teoria di Zemin delle "tre rappresentanze" nella costituzione cinese. In base a questa teoria il Pcc rappresenta non solo "i lavoratori", ma anche "le forze avanzate" della Cina e "gli interessi complessivi dell'intera società". In buona sostanza questo significa che i capitalisti possono iscriversi al partito e che le loro imprese sono salvaguardate al pari di quelle dello stato.

                                           LE SFIDE DEL NUOVO SEGRETARIO
La sfida di Hu Jintao nei prossimi anni sarà ciclopica. Mentre diventano best seller a Hong Kong e in genere in tutta l'Asia sud-orientale i libri che annunciano l'"imminente crollo" del sistema politico cinese, l'erede di Mao, Deng e Zemin dovrà governare tentando di preservare da un lato l'unità e l'ideologia del partito comunista e dall'altro dando slancio all'economia per evitare gli inevitabili contraccolpi politici e sociali in un paese di 1 miliardo e 300 milioni di persone. I capitalisti con tessera comunista, sotto la guida di Hu Jintao, dovranno in buona sostanza far crescere la Cina a ritmi dell'8-9 per cento l'anno per garantire l'efficienza delle aziende e il mantenimento della forza-lavoro. Di Hu Jintao si sa poco. Gli "insider" della Grande Muraglia lo considerano politicamente un conservatore e ricordano la dura repressione dell'opposizione nel Tibet, quand'era il segretario del partito comunista locale. Per quanto riguarda le teorie di mercato gli stessi esperti sono convinti che Hu Jintao sarà ancora più riformista e innovatore di Zemin. Insomma, al termine di questo congresso senza grosse sorprese politiche, la Cina si avvia a diventare, se non un gigante della politica mondiale, certamente un protagonista assai vivace dell'economia globale.

                                                 La grande sfida di Pechino
di Enzo Bettiza 25/11/2002

Sale al vertice del partito Hu Jintao e gli imprenditori privati ottengono piena legittimazione. Una svolta attesa, ma epocale. Che avrà conseguenze in tutto il pianeta.

Questo Hu non mi sembra male» disse dieci anni orsono Deng Xiaoping e, immediatamente, si compì il miracolo. Per la prima volta un uomo che non aveva neppure cinquant'anni, un «ragazzo» secondo le rigide categorie anagrafiche della gerontocrazia di Pechino, entrava nel politburo del partito, santuario e serra dei severi «immortali» che governavano allora la Cina. Hu Jintao era un incolore ingegnere idraulico, un burocrate enigmatico che del silenzio aveva fatto la sua massima virtù. Tutti coloro che avevano parlato troppo prima, durante e dopo l'estate del 1989, la tragica stagione di Tienanmen, erano spariti; morto il liberale Hu Yaobang; ridotto a un fantasma privo di identità e di libertà Zhao Ziyang, ex segretario generale del partito. Di Hu Jintao si ricorda soltanto la voce che diede al cannone a Lhasa, capitale del Tibet, dove, come capo del partito locale, ordinò in quel funesto 1989 la repressione violenta dei moti indipendentisti.
Ora, con la celebrazione del XVII congresso comunista, la raccomandazione e la volontà di Deng, che in Cina continuano a dettare legge anche dall'aldilà, sembrano giunte a piena maturazione. Il «giovane sessantenne» Hu succederà a Jiang Zemin nella carica di segretario generale del partito e nella primavera del 2003 assumerà, con ogni probabilità, anche la funzione di capo dello stato. La raffica del grande cambiamento sembra investire il più popoloso e dinamico paese del mondo. I 13 anni di potere quasi assoluto di Jiang Zemin sembrano finire tra luci e ombre. E le luci non sono comunque da poco: chiusura delle polemiche sulle riforme, introduzione del capitalismo e del mercato entro la cornice politica dello stato comunista, apertura delle porte del partito ai «capitalisti rossi» che sono ormai più di 2 milioni contro i centomila del 1998, buoni rapporti con gli Usa e alleanza con Washington nella lotta al terrorismo internazionale.
Sull'altro piatto ci sono le inevitabili pastoie prodotte dal vortice delle trasformazioni socioeconomiche e dalla partecipazione inevitabile della Cina ai processi di globalizzazione. Quindi disoccupazione, deflazione, crisi del sistema bancario, freno delle esportazioni, rallentamento degli investimenti stranieri; insomma, neanche l'immensa Cina schizofrenica, semitotalitaria e semiliberista, riesce a sfuggire agli alti e bassi della congiuntura mondiale complicata, nel suo caso, dal riformismo galoppante nella società e nell'imprenditoria.
Il potere politico, incentrato sempre sul monopolio comunista, presenta nel quadro complessivo diversi aspetti incerti e paradossali. Che farà Hu Jintao, capofila della quarta generazione dopo quelle di Mao, Deng e Jiang? Tirerà o allenterà le redini delle modernizzazioni? Sarà il Gorbaciov di Pechino? Darà libero corso allo slogan sulle «tre rappresentanze», criptica allusione alla necessità di legittimare soprattutto quella degli imprenditori privati?
Ma che farà, al tempo stesso, Jiang Zemin? Andrà davvero in pensione oppure, come Deng, manterrà il controllo dell'onnipotente commissione militare del comitato centrale e gestirà da dietro le quinte i trapassi di potere? In altre parole: alla Cina riformata, che da un lato si apre al mondo e all'aziendalismo, continuerà ancora sempre a rispondere dall'altro una dittatura politica antiquata, chiusa, misoneistica, basata sulla corruzione oligarchica e i nepotismi più o meno ideologici?
Tutte domande che avrebbero senso relativo se applicate alla modesta realtà comunista di un Vietnam o di una Corea del Nord. Assumono invece un senso enorme, per non dire abnorme, se applicate a un subcontinente monopartitico di 1,3 miliardi di individui. La Cina odierna non lotta più solo contro le sue miserie millenarie, le sue umiliazioni storiche, i profondi squilibri sociali ed economici tra città abbienti e campagne povere; lotta anche per la supremazia politica in Asia e nel mondo. È probabile che il giorno in cui terminerà la sfida del terrorismo islamico alle civiltà non islamiche comincerà la più legittima e più convenzionale sfida della Cina al Giappone, all'India, alla Russia e all'America. Ecco perché le molte domande che fin da ora ci pone il cambio della guardia a Pechino s'inseriscono in una prospettiva particolare.
Quando, a un certo momento del Duemila, scatterà la sfida di circa 2 miliardi di cinesi, la Cina sarà ancora totalitaria o quasi democratica? La risposta che ci darà il futuro non sarà priva d'importanza per le sorti del pianeta.

                                                   Chi è Hu Jintao?
Di Willy Wo-Wo-Lap Lam (tradotto dall ' inglese )
Analista Maggiore di CNN Cina Thursday, November 7, 2002 Posted: 3:54 AM EST (0854 GMT)

CNN) -- il vice presidente cinese low-profile, Hu Jintao, sta preparandosi metodicamente per prendere l'alimentazione dagli anni 90 tardi.
Un allievo brillante di ingegneria all'università di Tsinghua di elite, Hu, 59, è uno della manciata di cadres maggiori che hanno speso un grande pezzo della loro carriera in Cina occidentale.
Mentre nato a Schang-Hai, la segretaria generale del nuovo partito probabile ed il presidente della condizione ha passare più di due decadi Gansu, Guizhou e nel Tibet, tre di più scarse province nel paese.
Il Hu photogenic ha svolto un ruolo chiave nella soppressione delle dimostrazioni di pro-indipendenza dei lamas a Lhasa, Tibet nel mese di marzo del 1989.
La sua capacità di proteggere gli interessi dell'amministrazione centrale si è detta di essere un fattore chiave dietro la decisione di sorpresa dal patriarca ritardato Deng Xiaoping per elevarlo al comitato permanente di Politburo in 1992.
Tuttavia, Hu, che si elenca come nativo della provincia di Anhui, è testa come conosciuta migliore della lega comunista della gioventù (CYL), considerare generalmente come l'ala riformista del partito.
                                                                                Networked buono
Dagli anni 90 tardi, Hu, un'ex segretaria del partito della lega, ha potuto promuovere tantissimi suoi protetti più di chi sono alunni del CYL -- alle posizioni maggiori sia in Beijing che nelle province.
Gli analisti di Beijing dicono fra le quarte guide della generazione, o i cadres nel loro 50s ritardato e 60s iniziale -- così come la quinta generazione, un riferimento ai funzionari nel loro 40s -- Hu ha la rete di alimentazione migliore nel paese.
Filiali che hanno occupato le posizioni maggiori nel partito ed il governo include l'assistere dei personali Zhang Fusen, l'assistere di giustizia Zhang Xuezhong e la vice-testa del reparto anteriore unito del partito, Liu Yandong del CYL.
Le guide regionali considerate vicino a Hu includono il regolatore giovane della provincia di Henan, del Li Kejiang e della segretaria del partito della provincia litoranea di Fujian, la canzone Defu.
È, tuttavia, nella tradizione cinese per i cadres up-and-coming da non vedere spingere i loro colleghe verso il fondo della scena maggiori o da non essere troppo aggressivi nel patrocinio delle idee nuove.
Mentre Hu si pensa che riesca Jiang Zemin come capo del partito al sedicesimo congresso del partito, ha fatto attenzione molto piantare la linea di traverso del presidente Jiang, considerata "il nucleo" della direzione della terza generazione.
Durante l'anno scorso, Hu è stato alla prima linea che spinge le idee e gli insegnamenti del presidente, che è ansioso incastonare la teoria di Jiang Zemin nella lettera comunista del partito.
                                                                                 Riforma politica
Il familiare di academics di Beijing con Hu lo ha detto, tuttavia, che il vice presidente ha avuto idee dei suoi propri e che a causa della sua priorità bassa più liberale, si penserebbe che spinga la riforma, compreso la riforma politica, ad un passo più veloce che Jiang. Per esempio, Hu ha favorito l'approvazione di un sistema di amministrazione civile di Occidentale-stile, compreso il reclutamento pubblico dei funzionari relativamente.Inoltre si dice per essere interessato a prendere in prestito le idee ed i principii di organizzazione dei partiti democratici sociali di Europeo-stile.
Il academics di Beijing detto, tuttavia, il vice presidente manterrebbe le idee liberali a sè fino a che non ritenesse sicuro circa la sua presa su alimentazione -- un processo che potrebbe occorrere alcuni anni.
Ecco perchè non può essere fino "al secondo termine" del Hu -- significare i cinque anni dopo che il diciassettesimo congresso del partito in 2007 -- che la nuova guida riterrà abbastanza comoda per battere verso l'esterno le suoi nuovi idee e programmi nella riforma economica e politica.
Tutto lascia pensare che la linea del nuovo segretario Hu Jintao sarà ispirata alla massima continuità politica. Ma il gigante cinese proseguirà ugualmente sulla strada delle riforme economiche